È trascorso ormai qualche mese dal mio primo atterraggio a San Francisco, tra le più belle e controverse città dello stato della California. Circondata dall’oceano Pacifico e dall’omoninma baia, è vissuta da quasi 900 mila abitanti di nazionalità diverse. Dopo New York, presenta l’agglomerato più cosmopolita e multiculturale degli Stati Uniti. Soprattutto, è sede delle più famose e potenti big tech. San Francisco ha un altro primato: in queste città ci concentra la più alta concentrazione di miliardari al mondo. Qui abita Mark Zuckemberg, AD di Facebook (oggi META), Jack Dorsey, fondatore di Twitter, ma anche gli ideatori di Google (Larry Page e Sergey Brin) e Oracle (Larry Ellison).
Il primo impatto a San Francisco
Si sperimenta un vero e proprio shock culturale, soprattutto se si vive nei quartieri più popolari. Se durante il lockdown San Francisco ha sperimentato una vera e propria fuga dei suoi abitanti, dopo due anni di pandemia, a inizio 2022, la città è tornata lentamente a popolarsi ma non a nascondere alcuni dei problemi nati in seguito allo strapotere del capitalismo digitale, che ha aumentato i prezzi delle case e in genere il costo della vita in città, epicentro della Silicon Valley. Gli homeless con le loro tende, carretti e cianfrusaglie sono una presenza costante anche nelle vie del centro. Secondo l’ultimo censimento del 2019, solo a San Francisco se ne contano 8000. La maggior parte delle volte si fanno i fatti loro, altre volte si possono incrociare persone che urlano, defecano, danzano o intente ad aprire le macchine. Mi è capitato di vedere persone bucarsi in mezzo strada. C’è un luogo assolutamente da evitare e si chiama Tenderloin, dove il problema della droga e della dipendenza raggiunge il suo apice, ed è ugualmente in centro, vicino alle vie dei negozi. Vicino al Municipio c’è una specie di tendopoli.
Passeggiare in una strada carina e sicura e poi svoltare in un angolo dove regna il disagio è un’esperienza abbastanza comune a San Francisco. Chi ha vissuto prima di me in questa città mi ha detto che finirò per non rendermene più conto, ma fatico ancora ad abituarmi, soprattutto quando cammino affianco a dei giovani che hanno perso tutto e non hanno neanche la forza né la motivazione di stare in piedi. C’è un divario impressionante tra la ricchezza esagerata che questa città manifesta e una povertà che sbatte in faccia i fallimenti del sistema capitalista.
Vivere a San Francisco: affitti, costo della vita
Impossibile arrivare qui senza risparmi. La mia prima spesa al market è costata 100 dollari, e per l’affitto di una stanza in un appartamento condiviso spendo 1300 dollari al mese. Sono arrivata a spendere 12 dollari per sei arance. Una buona notizia è aver trovato il mio adorato Nepente, cannonau sardo di Oliena a 16 dollari.
Il mio quartiere è Mission, ha un’anima latinoamericana ed è pieno di ristoranti, locali e murales. I profumi più intensi sono quelli dell’erba, legale in California, e dei piatti messicani. La via più gettonata è Valencia street, dove si concentra la movida e nel weekend viene chiusa al traffico. Piccoli gruppi suonano in strada e ci son bancarelle di vinili, cappelli e vestiti usati. La strada di Mission è invece quella, a seconda degli incroci, dove fare più attenzione, ma è sicuramente quella più pittoresca. Uno dei negozi che mi affascina di più è quello della cannabis: Il Mission Cannabis Club è ipercurato da sembrare una gioielleria.
Uno dei miei posti preferiti è Mission Dolores Park, polmone verde del quartiere, dove si ammira lo skyline di San Francisco, ci si abbronza, si fa sport, ci si ritrova con gli amici e ci si spoglia, letteralmente. Il 17 aprile qui ci sarà una festa pasquale molto particolare, con suore drag (chiamate Sisters of Perpetual Indulgence) e un contest per eleggere il Jesù più muscoloso… Il requisito: essere creativi, ma in questo posto è abbastanza scontato sfoderare tutto il proprio potenziale. Tra l’altro, queste suore si sono costituite nell’Ordine delle Monache del 21° secolo, il quale ha raccolto nel corso degli anni milioni di dollari per appoggiare varie cause della comunità locale.
Mangiare fuori costa dai 25 dollari in su, un gelato sfuso poco meno di 10 dollari, mentre fare shopping è conveniente e per tutte le tasche. Soprattutto nei vari negozi vintage e di seconda mano di Haight street nel quartiere hippy, oppure negli store Ross, Nordstrom, Forever21.
San Francisco: clima e bellezze
È una città in cui coesistono microclimi: dal sole all’ombra c’è qualche grado di differenza, da quartiere a quartiere il clima può cambiare drasticamente. Il vento è una costante. L’ideale è vestirsi a strati e sopratutto in inverno dotarsi di un impermeabile anti-vento. È come vivere in una perenne primavera incerta, ma ad agosto copritevi, c’è molto freddo. Il clima è secco e in strada si può trovare gente in magliettina, oppure in cappotto e infradito.
Come a New York, il vero spettacolo sono le persone che convivono in questa città. Libere, dannatamente libere di esprimere se stesse. Come le case vittoriane di San Francisco, tutte diverse, colorate, originali, ogni persona ha il suo stile, la sua moda personale da esibire nell’indifferenza della massa che non guarda, non parla come in Italia, fa commenti e giudica. Aleggia uno spontaneo non conformismo e nessuna paura di esplorare la propria identità e la ragione del proprio stare al mondo. La vera bellezza di San Francisco è quello che i miei occhi vedono ogni giorno, allo stesso tempo uno stimolo e un richiamo: a non dimenticarsi mai ciò che si è, si è fatto, abbracciando le evoluzioni, indagando gli aspetti più profondi, cercando di capire la storia dei luoghi e delle persone. In un mondo così complesso e controverso, così finto e così vero allo stesso tempo, forse quello che più conta oggi è scegliere le proprie battaglie.
(Pensierini su San Francisco, 1° parte)
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